Gay & Bisex
Firenze Santa Maria Novella
di Mitchell
28.09.2012 |
9.914 |
4
"Sembrò incazzarsi: "Primo: non si buttano le sigarette per terra, secondo: c'è poco da sbuffare! Avevi detto che non avevi precedenti e invece ce li..."
Stavo aspettando il treno per tornare a casa dopo una settimana di duro lavoro. Mancava mezzora al suoarrivo e mi misi fuori dalla stazione a fumare. Poco più in là c'erano due agenti della Polfer, un uomo e una donna entrambi abbastanza giovani. Il poliziotto fumava, rideva e scherzava con lei. Dopo qualche piccolo sguardo di fuggita mi accorsi di quanto fosse bello lui. Capelli tagliati corti, pizzetto nero, bocca carnosa e un ottimo taglio degli occhi. Cominciai a fissarlo senza farmi troppo notare. In diverse occasioni gli sguardi si incrociarono, alla prima diressi i miei occhi altrove, ma alla seconda continuai a fissarlo e mi sembrava che anche lui non mollasse. Trascorse qualche altro minuto e tra vari passaggi fatti di "ti vedo e non ti vedo" il nostro sguardo si incrociò di nuovo e stavolta tenetti duro senza girarmi da un'altra parte. Spense la sigaretta nel portacenere attaccato al muro, disse qualcosa alla poliziotta e si incamminò verso di me. "Salve qualche problema?" chiese con l'espressione un pò da duro. "No! Perchè?" replicai io. "Mi sembrava mi stesse fissando, ci conosciamo?" "No, mai avuto il piacere" risposi sorridendo. " Non apprezzò il mio sarcasmo e il suo tono si irrigidi' ulteriormente. "Cosa fa qui in stazione?" "Sto aspettando il treno..." "Favorisca biglietto ferroviario e documenti!".Li tirai fuori dal portafoglio guardandolo negli occhi mostrandomi
abbastanza seccato. E lui l'aria seccata la noto'. Prese in mano il walky di servizio e chiamo' la centrale: "Senti, devi controllarmi questo nominativo!". Diede i miei dati al poliziotto dall'altra parte e mise giù. "Ha precedenti?" "No! - risposi molto piu' irritato - posso sapere perchè state controllando i miei dati?" "E' una pura formalita', si tratta di aspettare solo due minuti". Mi venne però in mente che un precedente ce l'avevo, a diciottanni mi beccarono con in tasca 2 grammi di hashish ( uso personale si intende, non sono mai stato uno spacciatore) e solo per l'intervento di un carabiniere amico di mio padre riuscii a farla franca. Arrivo' la chiamata di risposta dal collega della centrale. "Si ha precedenti, possesso di droga, nel 2006, 2 grammi di hashish". "Ok, grazie, ci vediamo lì, ora rientro" disse chiudendo la conversazione. Poi rivolgendosi a me: "E' pregato di seguirmi, grazie". "Io avrei anche il treno tra un quarto d'ora, se poi lo perdo mi tocca annullare la prenotazione, farne una nuova e arrivare a casa piu' tardi" "Se perdi il treno annullerai la prenotazione e prenderai quello dopo, chiaro?" Buttai la cicca per terra, raccolsi la valigia, sbuffai e mi incamminai con lui verso la centrale. Sembrò incazzarsi: "Primo: non si buttano le sigarette per terra, secondo: c'è poco da sbuffare! Avevi detto che non avevi precedenti e invece ce li hai!" "Senta! manteniamo le distanze, se prima mi dava del lei non capisco per quale motivo sia passato al TU!" Incalzò: "Senti un pò ragazzo! Tu sei in difetto, lo sai questo? Ti conviene fare il bravo! Adesso esamino i tuoi precedenti e se non hai niente con te ti rilascio. E non fare tanto lo sbruffone se no finisce che ti denuncio per adescamento!" "Adescamento!?"
replicai cadendo da nuvole che neanche c'erano. "Prima mi stavi marcando, e non dire di no!". Che razza di stronzo, pensai, da come guardava sembrava ci stesse pure. Ma non aveva finito..."Che se fissi un ragazzo
qualunque allora sono cavoli tuoi, ma se punti un poliziotto, e quel poliziotto sono io allora sono cavoli anche miei". Durante la discussione avevamo percorso i passi utili per giungere a destinazione. Passammo da una porta metallica nera su cui fuori c'era scritto Polfer. Mi fece entrare in un ufficio pieno di disordine e con macchie di muffa sul soffitto. "Metti il bagaglio sul tavolo e tira fuori tutto ciò hai dentro!" mi ordinò. Lo guardai storto e iniziai a svuotare la valigia. "Ci sono solo panni sporchi e un tablet, chissa' che pensa di trovare!" esclamai innervosito. "Zitto!!" Fece lui rovistando tra tutta la mia roba e non contento rovescio' la borsa nel dubbio che non avessi preso fuori tutto."Soddisfatto adesso?" chiesi ironicamente."Tira fuori anche quello che hai nelle tasche!". Allora presi portafoglio, chiavi, cellulare e qualche spicciolo sbattendoli sul tavolo. "Non ho detto di sbattere la roba!" "E che dovevo fare? Mettere giù le cose DELICATAMENTE?" "Devi abbassare il tono di voce, già che sono nervoso, mi stai facendo girare ancora di più!" "Sono nervoso anch'io, sa!". "Alza la mani che ti devo perquisire!" Obbedii sperando almeno mi sfiorasse in qualche punto erogeno. Macchè, invece niente, fu molto professionale, anche troppo, muovendo le mani sul busto, le braccia e le gambe. Terminato il palpamento mi fece accomodare e si sedette anche lui dall'altra parte della scrivania. Mi guardò serio: "Allora ti fai le canne?" chiese. "Se le fanno tutti - risposi -anche i poliziotti da quel che so!". Ero stato esplicitamente provocatorio. Si alzò e alzò il tono di voce: "Che vorresti dire??? Che anch'io mi faccio le canne??" "Se tu le fai non lo so, ma so per certo che molti poliziotti fanno uso di ganja!" "Guarda
che queste insinuazioni potrebbero costarti care!!! E poi qui nessuno ti ha autorizzato a darmi del tu!"
Neanch'io ti ho dato l'autorizzazione per farlo!". Mi si avvicinò tirandomi su il mento con la mano, poi
chinandosi portò il suo viso a pochissimi centimetri dal mio "Ehy! Devi stare attento a come parli, sono un poliziotto, non uno qualunque!" Un verso che assomigliava molto ad un ruggito usci' dalla mia gola e lo lasciò di sasso. Mollò la presa al mio mento e riprese posizione eretta. Ed elevando la voce: "Come devo intenderlo questo??" "In due modi - risposi- non permetterti mai più di toccarmi senza motivo e se ti avvicini ancora alla mia bocca rischi di trovarti la mia lingua in gola!". "Bene! Detto questo, detto tutto. Compilo la denuncia!" Disse sedendosi nuovamente al pc."Denuncia per cosa?" "Adescamento di pubblico ufficiale con aggravante
di minacce a scopo sessuale!" "Non era una minaccia, Martino, era un avvertimento! " "Come sai il mio nome??" "Sono un attento osservatore,ce l'hai scritto sul cartellino della giacca." "Non ti permetto queste confidenze, chiamami solo agente!" "Si agente. Vuole che l'aiuti a compilare la denuncia Gliela detto io così non dovra' neanche fare la fatica di pensare. Scriva, scriva pure: Di Maggio Salvatore nato a bla bla, il bla bla, residente a bla bla, il giorno bla bla bla, fuori dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella, con occhiate ammiccanti e provocatorie cercava di adescare l'agente di Polizia Conesti Martino durante orario di servizio. Accompagnato al più vicino posto di Polizia il Di Maggio attaccava con parole pesanti il sopraddetto agente dicendogli: "Ti caccerei la lingua in bocca, ti succhierei l'uccello fino a farti sborrare, ti toglierei tutti i vestiti di dosso e dopo averti messo alla pecorina ti infilerei il mio cazzo nel culo!" Il poliziotto stava ascoltando esterefatto..."Devo andare avanti??" chiesi. "Ma ti rendi conto di quello che mi hai detto??? Vado a chiamare un mio superiore, la farò compilare a lui la denuncia!". "Mi ero scordato, devi scrivere anche che ti darei una leccata di culo di quelle che ti farebbe rabbrividire". Si avvicinò di nuovo a me furioso: "Se dici un'altra sola parola, una soltanto, ti sbatto dentro seduta stante!". La sua bocca era talmente attaccata alla mia che avvertii l'odore del suo alito, fortunatamente puro. Aveva due labbra molto appetibili e vicine com'erano mi permisero di togliermi lo sfizio di infilarci la lingua. Indietreggio' fulmineo sputando per terra. "Dovevi sputarmi in bocca, avrei preferito!".
Fu quella frase a far traboccare il vaso. Mi alzo' dalla sedia con violenza e mi scagliò contro il muro. Non mi faceva alcuna paura, stava recitando,avevo la certezza di piacergli. Mi tirò su per il collo dalla maglietta. "Senti un pò frocettino! Tu non sei tenuto a rivolgerti a me in questi termini! Se pensi che io sia della tua sponda, ti stai sbagliando alla grande!" "Ah si? Peccato che mentre eri lì fuori a fumare con la tua collega ti mangiavi con gli occhi ogni ragazzo carino che passava. Le ragazze invece non non le hai minimamente degnate di uno sguardo...." "Tu controllavi la posizione dei miei occhi?? Stavi li' nascosto in un angolo a sorvegliare dove finisse un mio sguardo?" "Finiva sui maschi, non sulle femmine! E poi io ero lì, non ero nascosto, e lo sai bene!" Martino prese a respirare affannosamente. Non aveva smentito la verità che avevo riportato. Si risedette. Stavolta l'espressione in viso era molto più mansueta. Mi guardò. Stava per parlare ma parlai io:"Sotto quei vestiti sei un ragazzo qualunque, sono i panni che indossi che ti istigano a mentire?
A me piacciono i maschi, e se piacciono anche a te che male c'è?? Devi nascondere i tuoi istinti dietro una divisa? Se ci fossimo incrociati su una spiaggia gay o in una discoteca avresti avuto altro atteggiamento
nei miei confronti, ne sono sicuro, sarebbe stato molto diverso!".Guardava in basso. Era triste, il mostro era stato stanato. "Senti, vai a prendere a il treno, vattene da qui!". "Non c'è piu' fretta, il treno è perso! Me ne vado solo quando mi darai il tuo numero di cellulare". "Non ti do un benemerito niente!!". Bussarono alla porta, entrò un altro agente. "Martino? Fai gli straordinari oggi? Ti aspettavo al corpo di guardia ma non c'eri e sono venuto a cercarti. E' da mezzora che ti aspetto". "Scusa, mi è passato l'ora senza accorgermene!" "Stavi compilando una denuncia? La finisco io" "No, nessuna denuncia, ho preso un granchio, il ragazzo è
pulito, stavamo solo parlando amichevolmente" "Ah, ok, allora io comincio il giro, ci vediamo domani".
Il poliziotto uscì ed ero di nuovo faccia a faccia con Martino. Parlai io: "Lunedi sono ancora a Firenze, se la sera non sei in servizio, magari, potremmo fare un giro, io e te, che dici?". Si era incantato a guardarmi,
aveva gli occhi lucidi, si portò le dita sotto le palpebre per strofinarsele, probabilmente per asciugarsele. Si alzò, mi fece cenno di andare verso la porta e prima di uscire mi diede la mano, stringendomela forte. E con la mano mi passò un foglietto. C'era scritto il suo numero sopra.
Mentre dal finestrino del Frecciarossa vedevo Firenze allontanarsi e diventare sempre più piccola avrei voluto tirare il freno a mano per tornare indietro, anche a piedi, e correre in stazione. Per abbracciarlo avrei dovuto aspettare due lunghissimi, interminabili giorni.
E quel che avvenne poi non so se si può dire...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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